Città di Castello
Le Chiese di
Città di Castello
Le Chiese di Città di Castello
Il Duomo, la Cattedrale dei Santi Florido e Amanzio
Sicuramente uno dei più antichi insediamenti della città, tradizione vuole che il Duomo, la Cattedrale dei Santi Florido e Amanzio, sorga sulle vestigia dell’antico tempio dedicato alla dea Felìcita, fatto erigere da Plinio il Giovane nel I° secolo d.C. (nel pavimento della cripta infatti è visibile il perimetro dell’antico tempio).
La genesi della cattedrale si fa comunque risalire al Santo Patrono di Città di Castello, San Florido, che insieme a Sant’Amanzio, ricostruì la città dopo l’assedio dei Goti nel 542.
Nel corso dei secoli la basilica ha subito più volte modifiche e restauri: il campanile cilindrico è testimonianza del rifacimento del IX secolo, mentre il portale del lato nord e il medesimo lato della chiesa sono risalenti alla seconda metà del trecento.
La cattedrale nella sua forma attuale fu costruita in pieno Rinascimento tra il 1494 e il 1529.
La facciata, rimasta incompiuta, è seicentesca, mentre la scalinata principale è stata realizzata nella seconda metà dell’ 800.
La pianta della basilica è a croce latina, ad unica navata con cappelle laterali.
Il soffitto a cassettoni con cornici, fregi e rosoni è opera di maestranze locali, risalenti alla fine del XVII secolo.
Il pavimento e il battistero furono realizzati nella prima metà dell’Ottocento dai maestri pisani di Colo.
SAN DOMENICO
La monumentale chiesa di San Domenico si presenta con un’ampia e severa struttura ad unica navata con copertura a capriate.
La facciata è incompiuta, mentre il portale sul fianco sinistro risale al XIV secolo.
Varcando la soglia della chiesa si è subito colpiti dalla suggestione spaziale dell’interno, dove risalta la severa architettura medioevale riportata alla luce dopo i restauri dell’inizio dello scorso secolo.
La chiesa conserva numerosi affreschi in parte frammentati, attributi a maestri di scuola umbra e marchigiana.
SAN FRANCESCO
L’origine della chiesa si fa risalire al XIV secolo; di quell’epoca si conserva la struttura a croce latina e alcuni elementi esterni.
I rifacimenti settecenteschi si apprezzano soprattutto all’interno, che tra il 1707 e 1718 fu completamente trasformato in forma barocca.
Nel Rinascimento la chiesa vide gli interventi dei maggiori artisti dell’epoca: Raffaello dipinse per i Francescani “Lo Sposalizio della Vergine” (ora al museo Brera di Milano), Luca Signorelli una tavola con “L’adorazione dei pastori” (oggi alla National gallery di Londra) mentre Vasari realizzò la cappella per la famiglia Vitelli (la prima a sinistra entrando dal fondo).
L’influenza del Rinascimento è molto forte a Città di Castello perché è stato sicuramente il periodo artistico di maggiore vitalità e, guardando il grande Santuario di Belvedere, è quasi immediato pensare all’edificio che fa da sfondo a “Lo sposalizio della Vergine” di Raffaello, che proprio in questa città fu dipinto per la chiesa di San Francesco nel 1504.
SANTUARIO DELLA MADONNA DI BELVEDERE
Distante 5 km dal centro di Città di Castello, si erge al di sopra di un colle il Santuario barocco della Madonna di Belvedere.
La costruzione presenta un portico semicircolare con volta sorretta da grossi pilastri isolati, al di sopra del quale si affacciano le finestre degli ambienti del santuario.
La pianta è centrale a croce greca con quattro brevi bracci coperti da una cupola sistemata tra due sontuosi campanili.
L’effetto che allo spettatore risulta da lontano è quello di una chiesa rotonda, di grandiose proporzioni che da molti viene paragonata per forma e posizione al Santuario della Madonna di San Luca a Bologna.
All’interno la chiesa si presenta molto ricca di stucchi e decorazioni, opera del famoso stuccatore tifernate Antonio Milli nel corso del Settecento.
Nei pilastri sono state ricavate dodici rientranze dove sono collocate le statue in stucco dei patroni della città:
- San Crescenziano
- San Cordonio
- Beata Margherita
- Sant’ Illuminato
- San Giacomo
- Sant’Amanzio
- due di San Florido
- San Pietro
- San Donino
- San Paolo
IL CONVENTO DELLE CAPPUCCINE DI SANTA VERONICA GIULIANI
La fondazione del monastero delle Cappuccine, in via XI Settembre, si deve al lascito di Monsignor Giovanni Antonio Fuccioli.
Il luogo scelto per la costruzione fu l’antica chiesa di San Martino, sulle fondamenta di un vecchio monastero olivetano.
Il cantiere inizia nel 1629/’30 e il convento venne inaugurato nel 1643. Col terribile terremoto del 1789 subì gravi lesioni e la facciata della chiesa venne completamente rifatta rispecchiando i canoni del neoclassicismo.
Il chiostro è il cuore del monastero non solo per il suo valore mistico, ma anche per soluzioni architettoniche e dettagli che associano, con grande maestria, bellezza e funzionalità. Dà armonia, bellezza e luce agli spazi interni ed è centrale per la vita della comunità.
Dal chiostro verso est, si accede all’hortus conclusus. Nell’orto, scandito in riquadri dai vialetti, crescono erbe aromatiche e ortaggi.
Verso sud, a destra della cordonata ci sono le vasche che servivano anticamente per il bucato.
Da questa parte, oltre agli alberi da frutto, c’è anche un piccolo pollaio risalente all’epoca della fondazione e che serve tutt’oggi per il sostentamento del monastero.
Non mancano fiori dall’alto valore simbolico e il tutto restituisce una semplice cura del verde che riporta la memoria a quell’antica sapienza botanica che fa dell’orto seppure con il passare dei secoli, un luogo senza tempo.